IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) – L’intervista esclusiva del quotidiano a Francesco Totti:
Cristian ancora non me lo ha chiesto che cos’è per me la Roma, se dovesse farlo non sarebbe facile per me rispondere.
Cos’è la Roma per Francesco Totti?
Difficile da dire, non è facile trovare le parole per farlo… Mio figlio credo che lo capirà da solo crescendo che quando tifi Roma hai qualcosa in più rispetto agli altri. Per me è tutto, è passione, è amore, è voglia di portarla il più lontano possibile.
Perché Francesco Totti è soprattutto un tifoso della Roma.
Da sempre. Esserne il Capitano è un onore e una responsabilità che però non mi ha mai pesato. E’ stato così da subito.
La tua prima partita allo stadio?
Roma-Napoli quando vincemmo 1-0 con un gol di Voeller all’ultimo. C’erano i lavori allo stadio, non c’era la Curva Sud.
Neanche con la Sampdoria, nemmeno con l’Inter c’è stata.
E io infatti allo stadio non ci sono andato. Dico con l’Inter, perché con la Samp mi aveva fatto un effetto brutto. Sentire le urla di De Sanctis, quello che dicono gli allenatori mi sembrava senza senso, allora non ci sono andato.
Con l’Udinese è tornato tutto a posto.
E infatti ho segnato.
“Romano bastardo” o “Romano pezzo di merda” è discriminazione territoriale?
Sì, certo. E’ evidente.Su questa storia sono stati usati due pesi e due misure.
Andare allo stadio e tifare: è vero che da ragazzino stavi al Flaminio nel mitico derby vinto con un gol di Voeller, il derby con poche migliaia di romanisti? Era il 18 marzo del 1990. Cioè ieri.
Sì c’ero. C’è pure una foto con un cerchietto e dentro ci sto io. La prima volta andai con mio padre, al derby con Bruno Ripani. Sono partite da sogno queste.
Quand’è che il sogno quest’anno è finito?
Nelle ultime quattro-cinque partite, non prima. Noi credevamo allo scudetto, eravamo primi, poi secondi, stavamo lì. Ci credevamo. Comunque è svanito al 99%, un 1% me lo tengo. Così per l’aritmetica.
Il rimpianto di quest’anno?
Guarda che non è legato al campionato, ma alla semifinale col Napoli. All’andata, non al ritorno. Se avessimo vinto due, tre a zero sarebbe stata tutta un’altra partita. Avevamo battuto una Samp in ottima forma, avevamo battuto la Juventus e stavamo per battere il Napoli. Poi la partita secca con la Fiorentina sarebbe stata bella, con tanti ex, sarebbe stata una gara tutta da giocare.
I rimpianti… l’hai vista Genoa- Juventus?
Se l’ho vista? (fa una smorfia, vicino c’è pure Florenzi con Nanni che ne fanno un’altra, ndr) Tra un po’ spaccavo il televisore, ma uno scudetto si vince anche così.
Perché l’abbiamo perso?
Perché la Juve è forte. Sono inarrivabili.
Perché sono inarrivabili?
Perché sono forti. Sono tre anni che vincono, va dato loro merito. Quando le cose andavano meno bene avevano sempre un piccolo aiutino. Dati di fatto, visibili, che nessuno può negare.
Mettiamola così: la Juventus è stata più forte, più fortunata o più aiutata?
Tutte e tre le cose.
A tuo figlio è difficile spiegare cos’è la Roma, ma come glielo spieghi quando non fischiano un rigore, quando non vedono un fuorigioco?
Eh, guarda che succede veramente, a volte mi dice: “Ma papà perché l’arbitro non ha dato quel rigore?” e io gli rispondo: “Sono episodi a papà”. E perché quest’altra cosa? “È un episodio a papà”.
Temi anche per il secondo posto?
No, perché dipende solo da noi, vogliamo centrarlo come fosse il nostro scudetto. Purtroppo capitano questi episodi sfavorevoli a noi, ma se recriminiamo su tutto ci potremmo fare un film. Evitiamo. Mancano 12 partite, cercheremo di fare il massimo.
Episodi a parte, quando ci sarà la grande puntata? Quanto manca allo scudetto?
Poco.
Cosa?
Tre acquisti.
Anche un grande attaccante?
Sì. Un grande giocatore per reparto.
Si è fatto il nome di Drogba.
Magari venisse! E’ pure più giovane di me (ride). E’ con giocatori così che vinci. Comunque non sono io che faccio il mercato, né mai l’ho fatto. Ma con tre giocatori questa squadra può vincere il prossimo anno.
E fare una Champions di livello?
Prima annamoce eh (ride)… però sì.
Quello è sempre il tuo sogno?
Quella è la cosa che mi manca. È il sogno di tutti i romanisti. E’ più difficile che vincere un Mondiale.
Il 30 maggio saranno trent’anni da quella finale…
Ricordo poco. Ero piccolo. Ho dei flash…
Agostino Di Bartolomei.
Ero piccolo, ricordo poco ma di lui solo cose belle.
Lo intitoleresti lo stadio al lui?
Sì, a lui o a qualcuno che non c’è più è che è stato un grande romanista. Sarebbe bello poterli onorare tutti.
Ci giocherai nel nuovo stadio, come dice Pallotta?
Eh dipende quando lo costruiscono! Io questo e altri due anni li faccio sicuro.
Francesco Totti si rende conto di chi è Francesco Totti?
No.
Mai?
Quando vado all’estero. Appena mi vedono e mi riconoscono, mi dico “cavolo”. Da quando ho preso la 10 e la fascia da capitano ho avuto un ruolo differente da quello del semplice giocatore. Essendo cresciuto qui, avendo indossato sempre questa maglia, le responsabilità si sono moltiplicate. Ma le ho vissute con tranquillità. Conosco la mia forza, ma più che altro quella mentale. Quando hai la palla tra i piedi se sei bravo sai cosa farne, ma la forza di un giocatore è nella testa.
La forza di questa Roma sta nel gruppo?
Un gruppo così ce l’abbiamo avuto nel 2001 e io ne ho viste de cose eh… Ammazza se ne ho viste… La Roma deve essere questa e da qui bisogna ripartire e migliorare. Allenatore compreso. Siamo molto affiatati. C’è una grossa unione come quell’anno, quando eravamo un tutt’uno anche fuori. E Garcia è speciale. Pensavo ad un’altra scommessa: giovane, straniero… Invece ha fatto cose grandi.
Invece per lo scudetto ci dev’essere lui?
Sì, lui è l’allenatore che può farci vincere. Lui e questi compagni.
Hai detto a Pjanic di restare?
Non sto qui a dire ai giocatori di rimanere, ma spero lo faccia. È un giocatore giovane, fenomenale, trovarne così in giro per il mondo non è facile. Una battuta gliela faccio eh, ma poi ognuno sa se rimanere o no. La battuta gliela faccio spesso e volentieri, lui ti dice “sì sì, tranquillo”.
Kevin Strootman.
Lui si è inserito subito nel gruppo, sembra un veterano. Giocatore formidabile, giocatore che si è visto come approccio alla gara, come personalità. Non me lo aspettavo così forte, non lo conoscevo. È arrivato all’improvviso, in un periodo altalenante dove tutti andavano e venivano. Però, 20 milioni? “Cavolo”, mi sono detto, deve essere un top player.
Hai voluto tu la maglia per lui?
Tutta la squadra voleva la maglia. Il 6 è importante, l’hanno indossata, e la indosseranno giocatori che hanno fatto la storia.
Come Aldair.
Con Aldair ho un grande rapporto. A Bergamo mi lasciò la fascia. Un ragazzo splendido. Lo sento ancora.
Delle tue Roma chi senti ancora?
Candela sento spesso, oltre a Montella, Di Francesco… Fossi stato in campo col Sassuolo a Eusebio gli avrei detto di perdere. (ride)
Capello?
Un po’ rude, ma alla fine ci teneva al gruppo. Alla sua maniera. Comunque no, non ci ho più parlato, né l’ho sentito.
Con Baldini?
Nemmeno.
Cassano?
Si, l’ho visto a Roma-Parma. È mezzo matto, ma è simpatico.
Lo porteresti ai Mondiali?
Sì, e se continua così è giusto che ci vada.
E Totti ce lo porterebbe Totti in Brasile?
Perché no? Se sta bene, ce lo porterei.
Prandelli lo hai sentito?
Non mi ha mai chiamato e non credo mi chiamerà.
Del Piero?
A volte tramite sms lo sento, Gattuso e Gigi li sento di più. Lippi lo sento spesso, è venuto anche qui. Abbiamo un bel rapporto anche con Cannavaro e Toni.
Roma e l’Italia: Daniele De Rossi. La sua squalifica come l’hai vissuta?
Quando fa una cosa un romano si ingigantisce sempre. È la realtà dei fatti. Sa di aver sbagliato a fare determinati gesti, ma sono cose istintive. Non sto qui a giustificare, ha sbagliato, ha pagato ma non dobbiamo dargli addosso. Succede.
Succedono tante cose: giocheresti con Balotelli?
Non credo che possa capitare, credo che l’unico modo sia in Nazionale. Ci siamo salutati, ma per me è finita lì dopo quell’episodio. Era un accumulo di partite, di tensione, il suo modo di comportarsi… È finita lì.
Quest’anno era iniziata così bene…
Dovevamo prendere più punti di vantaggio lì. Nessuno si aspettava però una partenza simile.
E nemmeno un Totti ancora una volta così grande. Che voto ti dai nelle prime sette gare?
Un bel voto. A Milano contro l’Inter sono state più belle le azioni che i gol. Rivedendole, mi sono reso conto di cosa ho fatto al limite della nostra area sull’azione che ha portato al 3-0.
Rivedendoti un giorno, la tua partita d’addio sarà la Roma del 2001 contro la Roma del 2015?
Sì potrebbe essere. Però magari non farò mai una partita d’addio. Non è che ho tanta voglia di allenare. Può darsi pure che quando smetto scatta la voglia di fare l’allenatore, non lo so. Adesso gioco. Ci sono dei sogni da raggiungere con questa squadra.
A proposito, chi la vince la Champions quest’anno?
Il Real Madrid.
L’Europa League?
La Fiorentina.
La Coppa Italia?
Spero la Fiorentina perché c’è mezza Roma.
Domanda per tutti: Cristiano Ronaldo o Messi?
Oggi Cristiano Ronaldo.
Domanda per te: cos’è la Roma?
Una cosa che hai dentro e che non riesci a dire. Forse nemmeno a un figlio.