Per la prima volta, e lo si è detto, la Roma si trova a vivere problemi di abbondanza. La trasferta a Catania mette Claudio Ranieri nelle condizioni di poter scegliere la formazione: altrenative in difesa, più di una opzione a centrocampo. Unici reparti ai quali viene difficile apportare modifiche rispetto alle ultime prove, la porta e l’attacco.
Nel primo caso, Julio Sergio ha il posto assicurato: Lobont non è ancora utilizzabile, Alexander Doni starà fermo ai box ancora per qualche settimana. Nel secondo caso, occorre fare i conti con il fatto che Julio Baptista è inutilizzabile perché infortunato, ma la cosa non desta particolari preoccupazioni perchè non si può prescindere da un dato di fatto: quando Mirko Vucinic vede rosso azzurro, diventa una furia.
Il montenegrino, tornato in campo dopo l’intervento al menisco, gode della stima incondizionata di Ranieri, che lo reputa fondamentale per la buona riuscita di movimenti e schemi, e, seppur non al massimo della condizione, con la squadra siciliana ha un feeling particolare. Tra tutti gli episodi proponibili, basti pensare allo splendido gol messo a segno due anni fa, quello che illuse la Roma di poter vincere lo scudetto nel rush finale contro l’Inter, in un testa a testa che ha entusiasmato gli sportivi italiani.
Al Massimino, Vucinic va a segno con puntualità da due anni; dopo il distacco da Spalletti, tecnico che l’attaccante ha sempre stimato a dismisura, Ranieri lo ha aspettato e mandato subito in campo, anche se non al meglio della condizione. Vucinic non teme la concorrenza di nessuno ma senza l’ombra di Baptista si sente sicuro della maglia da titolare: ciò, anche per il fatto che Jeremy Menez, nelle convinzioni del tecnico testaccino, è per natura un trequartista, mentre Stefano Okaka può rappresentare una carta da giocare come jolly in caso di necessità (lo si è visto a Palermo, quando al 44’ della ripresa si è conquistato il rigore che è valso poi il pareggio di Totti).