Poteva essere un eroe. E non per caso. Perché non ci si trova nel posto giusto, al momento giusto dopo pochi secondi dall’ingresso in campo.
Perché se Heinze non avesse colpito la palla di testa in fuorigioco, lui nella posizione alla Pippo Inzaghi c’era, come c’era la sua zampata vincente che ha strozzato in gola la gioia del pareggio romanista contro il Cagliari.
Fabio Borini poteva essere un eroe, entrando nel cuore del popolo giallorosso in un batter d’occhio. Il ragazzo, classe ’91, cresciuto con Drogba e Lampard, si è fatto trovare subito pronto.
Perché la sua stagione sarà così, scampoli di partita da sfruttare nel migliore dei modi (a meno che il giovane non esploda e guadagni il posto da titolare). Il suo procuratore, Marco De Marchi, lo aveva detto alla vigilia e l’ha ribadito nel post-partita: il giocatore ha la mentalità giusta e si farà trovare pronto. Ai più sono sembrate frasi di circostanze.
E invece la gara di domenica ha dimostrato che quello che si era detto sull’ex Parma era tutto vero. Non solo per la rete annullata che avrebbe potuto far tornare il sorriso sulla volto triste di Luis Enrique, ma perché l’attaccante è giocatore, come si dice nel gergo calcistico. Deve crescere, è vero, ma il suo entrare subito in partita ha stupito in molti, non Walter Sabatini che nell’ultimo giorno di mercato ha sborsato 1,7 milioni per il suo prestito oneroso.
Del parco attaccanti a disposizione, Borini è l’unica vera seconda punta. I movimenti visti nell’esordio di campionato (il taglio dalla fascia a convergere verso il centro) lo stanno a dimostrare. Per questo nel match di sabato sera contro l’Inter un impiego dell’Under 21 non è da escludere. Se quel pareggio fosse stato convalidato, i media avrebbero parlato di un predestinato. Noi ci sbilanciamo, Fabio Borini è un predestinato, perché non ci si trova per caso nel posto giusto, al momento giusto dopo pochi secondi dall’ingresso in campo.