Come a Madrid. Cambiando l’ordine dei marcatori. Stavolta prima una perla di Vucinic, poi un’altra di Taddei, per la felicità del loro procuratore, Alessandro Lucci. Il risultato non cambia. Roma in trionfo. Perché inutile provare a smorzare gli entusiasmi, vincere qui, a Torino, in una sfida secca che vale una doppia semifinale di coppa Italia, di fronte ci sarà l’Inter il nemico di sempre di questi ultimi anni, contro la vecchia signora avversaria che più avversaria non c’è da trenta anni, per qualsiasi Roma e qualsiasi romanista, non può che essere una festa di quelle da ricordare. Come quella, spontanea e per questo bellissima, che hanno messo in piedi lì, a bordo campo, i non troppi tifosi giallorossi presenti, dopo che Taddei con quella girata di destro a rischio stiramento aveva chiuso gioco, partita, incontro, un abbraccio generale romanista che sarà difficile cancellare dalla memoria. E ora la coccarda tricolore che si cucirà sulla maglia la prima squadra che vincerà dieci coppe Italia, quest’anno è un traguardo possibile solo per questa Roma che, ieri sera, ha dato segnali importanti di crescita anche dal punto di vista del gioco.
VUCINIC -Chi conosce anche soltanto un po’ le qualità del montenegrino, quel gol lo ha visto prima che tirasse. E c’entra poco che di fronte ci fosse Motta. Lancio di De Rossi, stop e palla a terra, dribbling come bere un bicchiere d’acqua e quel destro a rientrare che era una poesia. Il pallone è andato a finire dove Vucinic voleva che finisse, l’angolo più lontano, la rete che si muove, l’esultanza rabbiosa di un giocatore che sta attraversando comunque un periodo particolare. Del resto questa era una sfida di quelle da dentro e fuori e il montenegrino è uno che alza l’asticella quando di fronte c’è una grande squadra. Settimo gol stagionale, gli altri sei in campionato, in una Roma dove quest’anno più spesso che volentieri si è accomodato in panchina. Forse anche per questo, al termine di un partita in cui ha disegnato calcio con quei piedi che possono tutto, il montenegrino, pur sorridente, ha preferito regalare soltanto pochissime battute:«Sono contento, sono sempre contento quando segno e la Roma vince. Ora dobbiamo continuare così. E adesso basta, perché sono in silenzio stampa…»e se ne è andato con un sorriso importante. (…)
Felicità Roma
di 28 Gennaio 2011Commenta