Ansa:
È una guerriglia urbana quella che si è scatenata la scorsa notte a Genova durante le operazioni di deflusso degli ultrà serbi dallo stadio Ferraris, dopo i gravi incidenti che hanno impedito che si giocasse la partita Italia-Serbia. Alla follia della giornata in cui Genova era stata messa sotto scacco, si è aggiunta nuova follia: un inferno che ha richiamato alla memoria gli scontri del G8 nel 2001. È stata evitata un’altra Heysel, è oggi la considerazione trapelata tra i responsabili dell’ordine pubblico, al termine delle lunghe ore di scontri provocati dagli ultras serbi. Il bilancio definitivo dei violenti incidenti, protrattisi anche fuori dallo stadio fin oltre le due di notte, è di 17 arresti e 16 feriti, di cui 2 carabinieri e gli altri tutti serbi. Sono 35 gli hooligan denunciati, 138 quelli identificati. Tra gli arrestati c’è anche un uomo che, tronchesi in mano, aveva tagliato la rete della gabbia dove erano confinati gli ultras all’interno dello stadio, probabilmente uno dei capi della tifoseria violenta. Ivan, il suo nome, era nascosto nel vano motore di un pulman. La nazionale di calcio serba ha fatto ritorno a Belgrado nella notte. Questa la cronaca della serata allo stadio. Duemila ultras serbi, infuriati per la figuraccia rimediata in casa venerdì scorso contro l’Estonia (con un sconfitta per 3-1), hanno già messo ieri in stato d’assedio per ore la città. Assaltano il pullman della loro squadra all’uscita dell’albergo minacciando il portiere titolare Stojkovic, che ottiene di essere esentato dalla gara. Nel centro cittadino, imbrattano palazzo Ducale e accennano scontri con la polizia. Quindi raggiungono lo stadio, dove si sistemano nei posti a loro riservati, in alto nel settore Gabbia. Da lì, poco prima dell’inizio della partita, lanciano fumogeni sui tifosi azzurri e in campo. Mentre lo speaker annuncia le formazioni, si scatena il panico: la polizia accorre come può, soprattutto nelle forze che ha. Ovvero poche, benchè in assetto antisommossa. 1200 bambini delle scuole calcio genovesi, terrorizzati, lasciano lo stadio con i loro accompagnatori. Lo stadio intero intanto si ribella alla violenza dei serbi, e fischia. Slitta l’inizio della gara, le squadre provano comunque ad entrare in campo. E dopo decine di minuti di tensione, il capitano della nazionale di Belgrado, Dejan Stankovic, si decide ad andare a parlamentare con i suoi tifosi, che sembrano mollare. La banda esegue gli inni, l’arbitro scozzese Thompson fischia finalmente l’inizio della gara che mette subito in mostra un paio di fallacci dei serbi, oltre a un gol in fuorigioco di Bonucci. Quando la partita dovrebbe decollare, tornano a piovere i fumogeni. È troppo anche per il paziente direttore di gara e per il delegato Uefa, che al 6′ sospendono l’incontro. La rabbia dei tifosi serbi in attesa di uscire esplode quando riescono a sfondare un cancello della gabbia di prefiltraggio, che si trova all’esterno dello stadio e dentro la quale erano parcheggiati almeno una dozzina di pullman. La polizia entra per contenere la violenza e all’interno della gabbia si scatena l’inferno, con i primi tre feriti, fra cui un carabiniere. E lo scontro si sposta verso i portici dello stadio, con altri feriti.