«Spesso nel calcio si sente la parola Io, la Roma è una società che punta invece al Noi che è un insieme tra la squadra che va in campo e quella che si definisce invisibile, fatta di manager e di semplici dipendenti». È questa la filosofia di Gian Paolo Montali, la stessa del volley, dove ha militato per tanti anni, trasferita al calcio. Una tesi non facile da esportare in un settore così individualista come il calcio. Ma il coordinatore generale dell’area sportiva della As Roma ci sta provando e pare aver anche ottenuto qualche successo. Cinquant’anni compiuti quest’anno, nel suo curriculum c’è la pallavolo e poi il calcio: è stato nel Cda della Juventus per 4 anni, poi è sbarcato nella Capitale. In un’intervista esclusiva a MF-Milano Finanza ci parla seduto in una saletta a Trigoria, mentre nell’altra stanza i fotografi continuano a scattare immagini al neoacquisto della Roma, Marco Borriello, soffiato alla Juventus al foto-finish. Domanda. Partiamo da Borriello.
Risposta. Ci tengo a chiarire che è stata la dottoressa Sensi, solo lei, a portare alla Roma l’attaccante del Milan. Non c’è stato bisogno di mettere sul tavolo alcuna garanzia perché è stato semplicemente illustrato a Unicredit il nostro progetto, con tutte le coperture. Siamo una società che si autofinanzia, che chiude la campagna acquisti quasi in pareggio tra entrate e uscite. D. Ma come si vive dopo l’accordo tra la famiglia Sensi e Unicredit sulla cessione del club, all’interno di Trigoria, è cambiato qualcosa?R. Noi lavoriamo come se le cose non fossero cambiate dal punto di vista organizzativo. La società non è assolutamente commissariata e quello che succede non impatta sul team. Il management d’altra parte è rimasto lo stesso e questo ci ha garantito continuità. Lavoriamo con lo stesso schema e lo stesso stile. Il nostro unico obiettivo è rimasto quello di far capire al team che gioca che non devono avere preoccupazioni ma pensare solo alle prestazioni. Questo conta. D. Che cosa troverà il nuovo acquirente?
R. Chi acquisterà la Roma non lo farà per partecipare, ma per accrescere un potenziale che già c’è e provare anche a portare la Roma al livello che le compete. Roma e la Roma sono al livello di club come il Real Madrid, la Juventus, il Barcellona, da tutti i punti di vista e anche per il potenziale che esprime. Il core business è rappresentato dal team e dai risultati che la squadra darà. Ma ci sono anche altri valori da considerare. D. Quali?
R. Prima di tutto Roma ha una grande immagine. Nessuna altra città al mondo è come Roma. Inoltre ci sono anche valori sociali attorno al club, basti pensare a quello che fa questa società per il sociale. Ma non solo. C’è la squadra e c’è anche la possibilità di fare lo stadio. Tutti elementi importantissimi per creare valore al club.D. Quali sono gli obiettivi della Roma di quest’anno.
R. La Roma è un’azienda e come tale va gestita. I bilanci restano una nostra priorità, ma è chiaro che servono anche le prestazioni e serve darsi degli obiettivi nel mondo dello sport. Il core business di una società come la Roma funzione se la performance della squadra è all’altezza. Nel mondo del calcio poche squadre hanno ottenuto, in condizioni difficile, i nostri risultati. Anche quest’anno cercheremo di essere all’altezza. Abbiamo una rosa competitiva e puntiamo ad essere competitivi. Io dico sempre che serve avere il coraggio di pensare in grande. E dobbiamo dare tutto il supporto necessario per avvalorare questo concetto. Sostenere un’idea, ma anche portarla avanti con il giusto atteggiamento. Essere competitivi significa far lavorare bene la squadra che va in campo, ma anche quella che io chiamo la squadra invisibile di persone che lavora dietro un progetto. Siamo qui per vincere, nessun obiettivo si realizza se non si ha coraggio.
Montali: “La Roma non è solo un club”
di 3 Settembre 2010Commenta