Panucci annunciato ieri il ritiro dal calcio professionistico. Nel ricapitolare la parata infinita dei suoi successi (due Coppe dei campioni, due Coppe Intercontinentali, due scudetti, due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, una Liga, due titoli europei Under 21 e una Supercoppa europea),
a dire la verità salta subito alla mente quello che forse è il suo unico rimpianto, l’assenza del titolo mondiale. Christian avrebbe potuto essere a Berlino, ma l’insanabile contrasto con Lippi azzerò quella irripetibile opportunità. Pochi mesi prima delle convocazioni, fu il primo a tirarsi fuori dal toto-convocazioni, dichiarando che il tecnico azzurro non lo avrebbe mai chiamato per una questione di “antipatia”. Del resto, è stato sempre il carattere a determinare le fortune e i rovesci di questo eccellente atleta.
Quando arrivò alla Roma, di Panucci si parlava più che altro per l’ irresistibile gag di Maurizio Crozza, che proponeva il suo clone di Arrigo Sacchi intento a prendersela con: «Panuzzi, bello senza umilté». «Mi rivolgo – proseguiva Sacchi-Crozza – a tutti i fans che si chiamano Christian, di stare attenti perché Christian è un nome che denota arroganza….ci sono nomi che denotano invece grande umiltè…. Arrighe per esempio».
Panucci, che sbarcava a Roma dal principato di Monaco a 28 anni, carico di gloria e anche di avventure poco riuscite (Inter, Chelsea e lo stesso Monaco), raccogliendo la maglia giallo-rossa numero 14 venne accolto con qualche perplessità. C’era la garanzia assoluta di Capello, il tecnico che lo aveva fortemente voluto, questo faceva sperare che avrebbe potuto regalare un buon contributo alla causa, ma francamente nessuno avrebbe potuto immaginare che Panucci lasciasse una traccia così profonda nella storia romanista. Con le sue 229 apparizioni e 20 reti è entrato nella Top 20 dei record-man della storia giallorossa (Del resto, Christian occupa anche il 52° posto nella classifica delle presenze in serie A di tutti i tempi), segnalandosi come il nostro difensore di fascia più prolifico. Indimenticabile da questo punto di vista, la doppietta rifilata all’Inter il 9 maggio 2007, nella finale d’andata dell’ottava Coppa Italia vinta dai nostri. Allo stesso modo entrò nella storia del club, lo stop con girata di sinistro con cui andò in gol, il 20 febbraio del 2002, battendo Reina e permettendo alla Roma di passare in vantaggio al Camp Nou, contro il Barcellona.
Panucci, l’addio al calcio del “Grinta”
di 23 Agosto 2010Commenta