Da Repubblica.it:
Adesso che l’ostinazione di Rosella Sensi si è definitivamente scontrata con la realtà del fallimento tecnico di Italpetroli, adesso che l’impero da seicento milioni di euro costruito da papà Franco si è sgretolato riducendosi a una buonuscita “regalata” di 30 milioni, adesso che la Roma si ritrova sana e finalmente libera da quella zavorra di 325 milioni di debito verso Unicredit (più 80 verso Mps), insomma, adesso che tutto è finito, è arrivato il momento di guardare al futuro. E, contrariamente a quanto i tifosi giallorossi hanno sperato in tutto questo tempo, lo spettacolo che si intravede oltre i prossimi mesi di interregno (sotto la guida di una recalcitrante e commissariata Rosella Sensi) non è un granché.Perché di milionari disposti a comprare la Roma, a quanto pare, non ce ne sono molti, in giro. E se ce ne sono, al momento, se ne stanno belli nascosti ad aspettare di capire meglio quello che sta succedendo. Quelli che in questi anni hanno dimostrato pubblicamente un qualche interesse non sono proprio il massimo per le aspettative di un tifoso medio (e, quel che più conta, nemmeno per le aspettative di una banca). Secondo i soliti ben informati, categoria che a Roma è popolosissima, specialmente quando si parla di calcio o di fantacalcio, Unicredit avrebbe da tempo raggiunto un non meglio precisato accordo di massima con l’imprenditore Angelucci (operante nei settori ospedaliero ed editoriale). Ma la banca smentisce ufficialmente l’accordo, lasciando inoltre capire che quella dell’imprenditore romano sarebbe una soluzione solo parzialmente gradita. Insomma, l’impressione è che Angelucci sia realmente interessato ma che l’istituto preferisca guardare altrove e quindi prenda tempo.A quanto è dato sapere, l’ambizione della banca – che nelle prossime ore darà un mandato irrevocabile alla vendita all’advisor Rothschild – è quello di trovare un acquirente prestigioso, solido e con un progetto sportivo almeno presentabile (anche per non sentirsi accusare, in futuro, di aver sottratto la squadra alle amorevoli attenzioni della famiglia Sensi per consegnarle in mani, diciamo, meno attente). Per questo, nelle settimane precedenti l’arbitrato, l’istituto aveva convocato molti “clienti”, nel tentativo di trovare se non proprio un acquirente unico – che sarebbe comunque la soluzione migliore – quanto meno una serie di soggetti interessati (per vari motivi) a costituire un gruppo credibile. Tra i molti tentativi compiuti anche quello di riesumare l’antica offerta arrivata, ormai tre anni fa, dall’America, quella quasi mitologica di Soros. Le trattative però si sono fermate ancora prima di cominciare perché gli intermediari che si attivarono al tempo hanno fatto sapere che non c’è nessuna possibilità di coinvolgere nuovamente il magnate di origine ungherese: troppo brutta l’esperienza di quella trattativa anche solo per pensarci.