Roma – Sensi: titoli di coda? Unicredit ad un passo…

di Redazione Commenta


 Il 5 luglio del 2010. Dovrebbe essere il giorno della nuova era giallorossa: con i Sensi di fatti costretti al passaggio di consegna, la Roma si avvia a cambiare proprietario. Unicredit e Italpetroli hanno dato mandato ai rispettivi legali il compito di raggiungere un’intesa che consentisse alla holding petrolifera di cancellare il debito (325 milioni oltre interessi) e all’istituto di credito di rientrare dell’ammanco. Il tempo della trattativa lo ha dettato il Collegio arbitrale, presieduto da Cesare Ruperto: alle parti è stato dato un mese di tempo per sottoscrivere un’accordo in maniera autonoma. Il 5 luglio 2010: ovvero, il momento – lunedì prossimo, meno di tre giorni a partire da ora – in cui, qualunque esso sia, il risultato di tale conciliabolo dovrà essere reso noto. In caso di mancata risoluzione, ci penseranno gli stessi arbitri: ma l’ipotesi che ciò accada è quantomeno remota. Non foss’altro perchè per Italpetroli sarebbe tutt’altro che conveniente lasciare decidere a Ruperto e compagnia. L’interesse di una intesa è principalmente della famiglia Sensi, i cui legali – Agostino Gambino e Antonio Conte – avevano il compito di mettere nero su bianco il migliore, nel senso di più favorevole possibile, degli accordi. Tradotto: cercare uno sconto elevato rispetto al disavanzo. Con la riunione di oggi pomeriggio – via S. Valentino presso gli uffici di Francesco Carbonetti, curatore degli interessi di Unicredit – il lavoro degli avvocati può considerarsi concluso.
 Quel che è fatto è fatto: nessuna indiscrezione trapelata. Le parti hanno liquidati i cronisti presenti in loco rimandando tutto a lunedì, lasciando con ogni probabilità a Cesare Ruperto il compito di rendere noti i frutti raccolti. Le ore che restano da qui al 5 luglio serviranno agli eredi di papà Franco per decidere in maniera definitiva se accettare l’offerta di Unicredit (che lascerebbe nelle mani dei Sensi un numero di immobili dal valore complessivo che oscilla intorno ai 20 milioni di euro) o tentare la carta Ruperto. Con la consapevolezza che, qualunque sia il verdetto dell’arbitrato, sarebbe di fatto improponibile ogni tentativo di impugnare la sentenza poichè sarebbe possibile ricorrere solo in caso di gravi irregolarità (tutte da dimostrare).
 I tentativi di Unicredit di risolvere la controversia con una intesa armonica sono ovviamente dettati dalla volontà i non perdere ulteriore tempo: in tal senso, le parole di ieri pronunciate da Paolo Fiorentino, deputy CEO di Unicredit: “Un accordo con Italpetroli? Ci speriamo, ci lavorano i legali“. Arrivati a questo punto, alea iacta est: non sono previsti altri incontri nel fine settimana e le fonti dirette si limitano a dichiarare che “il lavoro degli avvocato al momento è finito, tutti gli elementi sono ora sul tavolo e la parola spetterà alle rispettive parti, da un lato la famiglia Sensi e dall’altro Unicredit. Se riterranno di voler raggiungere l’accordo, sarà firmato direttamente lunedì“. A mezzogiorno, di fronte a Ruperto che prenderà atto del raggiungimento di un accordo transattivo o, alternativamente, dell’impossibilità di comporre il conflitto. E, nell’ultimo casò, risolverà.


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