Dalla Gazzetta dello Sport:
Anche dall’altra parte del globo — nella terra dove convivono leoni e pinguini — è rimasto come l’avevamo lasciato: un’anima divisa in due. Un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hide, il Mondiale sudafricano di Daniele De Rossi, per certi versi, è stato la prosecuzione di quanto l’ultimo campionato ha raccontato, ovvero pieno di alti e bassi. Spine Contratto Occhio, però. Se anche Maradona due giorni fa lo ha incoronato come uno dei pochi da salvare della spedizione di Lippi, il suo valore internazionale resta sempre altissimo. Per questo il rinnovo di contratto ( in scadenza nel 2012) resta sempre fondamentale. Problemi? Non pochi. Dell’amore di De Rossi per il club non vale neppure la pena di parlarne tanto è scontato. Dal punto di vista economico però, visto che la dirigenza non può accettare una richiesta d’ingaggio superiore ai 6 milioni per 5 anni (cosa che altrove può facilmente guadagnare), si andrà verso un triennale da 4,8 milioni. Ma la cosa non è così semplice, perché la paralisi gestionale che caratterizza questo momento — o anche il periodo di transizione che porti a una nuova proprietà — impedisce a chiunque di avallare un contratto così oneroso. Per questo la situazione di stallo non finirà a breve. Non solo. In attesa di scoprire se ci sarà feeling con la (eventuale) nuova dirigenza, non è escluso che De Rossi — cioè la società che ne rappresenta gli interessi, composta da Daniele, il padre Alberto e lo storico procuratore Berti — chieda una clausola di uscita che assicuri comunque alla Roma almeno trenta milioni. Fantacalcio? Possibile, ma il futuro — per De Rossi come per la Roma— è ancora una terra straniera.