De Rossi: “Tutta la felicità che conosco si chiama Roma”

di Redazione Commenta


 Daniele De Rossi mette a tacere una volta per sempre voci e illazioni che lo vedrebbero lontano da Roma. Fosse per lui, ripete il biondo ostiense, esiste solo la Capitale e i colori giallorossi che tanto bene la rappresentano. L’intervista al centrocampista della Nazionale – effettuata da fifa.com – dettaglia in maniera ancora più significativa la volontà dell’unico calciatore della Roma convocato da Marcello Lippi per i Mondiali del Sud Africa: la felicità – gli si sente dire – è solo Roma. Testuale:

Daniele, qual è la tua opinione sul cammino dell’Italia verso  Sud Africa 2010?
“Abbiamo avuto una grande girone di qualificazione e siamo  riusciti a concludere al primo posto con una giornata di anticipo. Abbiamo avuto alcune partite dure come la Bulgaria a Torino e quella contro il Montenegro, anche se le partite contro l’Irlanda sono state le più toste.  E’ difficile giudicare la prima partita a Bari, perché siamo andati subito in inferiorità numerica e  tutto è cambiato. Abbiamo segnato un gol e poi ci siamo chiusi in difesa. Abbiamo giocato meglio nella seconda partita contro di loro, riuscendo a ottenere il risultato che ci serviva”.
Quali sono state le ragioni di questo successo?

“Credo che il più grande segreto dell’Italia sia il gruppo di giocatori che abbiamo. E’  lo stesso nucleo che ha vinto la Coppa del Mondo e ha giocato gli Europei, che non abbiamo vinto, ma siamo usciti a testa alta contro la Spagna ai rigori. Abbiamo ancora lo stesso atteggiamento che abbiamo avuto prima. E questo è quello che ha portato i nostri successi recenti”.
Qual è il tuo parere sul Gruppo F ?
“A prima vista potrebbe sembrare facile, ma sappiamo che non è mai il caso della Coppa del Mondo. Il Paraguay è  stato grande in qualificazione e sono finiti sopra l’Argentina in classifica. Abbiamo giocato con  la Nuova Zelanda in amichevole prima della Confederations Cup l’anno scorso ed è stata veramente dura  batterli 4-3. La Slovacchia, invece, è una squadra ben organizzata e ha parecchi giocatori come Hamsik, che gioca  in Serie A. Non possiamo permetterci di essere presuntuosi”.
Dopo la Confederations Cup, che cosa hai imparato da Sud Africa 2009?
“Beh, non molte persone hanno menzionano l’altitudine in Sud Africa. Lo abbiamo sperimentato durante la Confederations Cup ed è un fattore che deve essere preso in considerazione. Non è la stessa  partita a livello del mare in quanto è una partita a oltre 1.000 metri di altezza. Abbiamo appreso molto e ora siamo pronti per adeguarci a tale differenza. Abbiamo anche imparato che non sarà sufficiente ripetere la performance del 2006, data la quantità di squadre  forti come Spagna, Inghilterra, Brasile e Argentina, che sono migliorate da allora. Sarà dura”.
Si parla spesso dell’età della  nazionale italiana. Pensi che il numero dei veterani potrebbe essere un problema?
“E ‘ vero che ci sono molti giocatori con più di trent’anni, ma bisogna ricordare che una Coppa del Mondo è un torneo di breve che dura solo sette partite. Un sacco di giocatori che saranno in Sudafrica si ritireranno dalla Nazionale  dopo il torneo, ma ciò che conta è che siamo in grande forma sia mentalmente che fisicamente a partire da giugno. Non potremmo avere un allenatore migliore di Marcello Lippi. Ha giocato un ruolo vitale nella Coppa del Mondo quattro anni fa, così come il periodo prima, quando il morale della squadra aveva preso un colpo vero. Lui è fantastico, sia come allenatore sia come persona”.
Ad oggi, solo l’Italia e il Brasile hanno vinto due Coppe del Mondo consecutive. Siete in grado di emulare questa impresa?
“Sarà estremamente difficile, perché non basta avere solo una grande squadra. Devi essere forte, in forma e coraggioso, oltre ad avere uno spirito di gruppo eccellente e un pizzico di fortuna. Sappiamo che non possiamo migliorare ciò che abbiamo fatto prima, abbiamo solo da perdere. Naturalmente siamo molto fiduciosi, ma sappiamo quanto sarà dura”.
Infine, guardando avanti, a dopo il torneo, si è fatto un gran parlare di un possibile tuo trasferimento all’estero. E’ nei tuoi piani?
“Il pensiero ha attraversato la mia mente. Mi sono chiesto come sarebbe giocare all’estero, ma ad essere onesti Roma è tutto per me: è la mia vita. Non sarei  felice da altre parti. Ovviamente non si sa mai cosa potrebbe succedere, ma al momento non riesco a vedermi in un altro club o a vivere da una parte che non sia Roma”.


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