Da Il Romanista:
«Il destino di quest’anno è clamoroso: vediamo cosa ci riserva ancora». E’ fiducioso come non mai, Antonello Venditti, quando mancano pochi giorni all’ultimo atto di un campionato straordinario. «Io ci credo – dice. – E sono in attesa. In passato ne abbiamo viste di tutte. E allora, perché non sperare che accada anche stavolta? Noi, pensiamo a vincere la nostra partita a Verona. E poi, se il buon dio del calcio si tinge di giallorosso…».
Cha anno è stato, quello che va a concludersi? «La Roma ha fatto un grandissimo campionato. Perché abbiamo trovato qualcosa che può darci anche una bella speranza per il futuro. A cominciare a Ranieri, che sicuramente è l’allenatore che, anche dialetticamente, ci rappresenta meglio e di più. Sempre puntuale, elegante, mai sopra le righe. E, soprattutto, onesto nelle sue dichiarazioni. E poi, Montali… e tutti gli altri. Se riusciremo a vincere lo scudetto, avremo fatto realmente una cosa incredibile. Se invece non riusciremo a vincerlo, avremo fatto ugualmente una cosa incredibile e, in più, avremo messo dei seri mattoni, sia tecnici che societari, in vista della prossima stagione. Anche perché se è vero che il discorso di Platini andrà avanti, ovvero che tutte le società di calcio europee, a partire dal 2011, dovranno autofinanziarsi, credo che la Roma abbia già dato prova di essere una delle più brave nel sapersi in questo modo. E se, in attesa di quella data, si riesce a dimostrare che si può vincere uno scudetto e arrivare in finale di Coppa Italia soltanto con la bravura delle persone che si impegnano all’interno della squadra e della società, credo che sarebbe un ulteriore riconoscimento all’onestàdi quelle persone e al grande lavoro fatto».
Tornando alle partite di Siena e di Verona… «Vuoi sapere come me l’immagino?»Sì. E anche se il tuo crederci poggia solo su un fatto fideistico. O su che altro? «Poggia sui segni del destino. Ti ricordi Perugia- Juventus? Fu la dimostrazione di come – al di là dei condizionamenti “politici” – e pure a fronte di una Juve che era la squadra che sappiamo, e certamente quello scudetto non voleva perderlo… ebbene, ci fu comunque un giocatore che segnò (Calori, ndr) e risolse quella partita. E allora, perché non aspettarci anche noi un risarcimento da Giove pluvio, o uno sbaglio di qualcuno. O la volontà di qualcun altro…. Tutti parlano di motivazioni. Chi ci dice che non vi sia un giocatore del Siena che abbia delle serie motivazioni, per giocarsi la partita. Ma direi, meglio ancora, per fare il suo mestiere… Ecco, mi piacerebbe che il Siena giocasse anche solo come il Parma ha giocato contro di noi. Mi accontenterei di quello…».
Sei anche tu tra quelli che ritengono che quel palo di Milito, al 92’ di Roma-Inter, non sia capitato invano? «Penso che se il destino ci ha portato fino a qui, una ragione deve pur esserci. C’è una logica anche nell’irrazionale. E quindi, ci penso. Costantemente. Se poi non sarà, pazienza. Sarà normale, anche perché il calcolo delle probabilità è talmente a favore dell’Inter che, a quel punto, ci sta che le cose vadano in un certo modo. Ma a me piace sapere che la Roma ci crede ancora. E noi con lei».
C’è qualcosa che ha colpito la tua immaginazione in questi giorni? «La cosa più carina, e che non sapevo, è che ci sono due trofei, uno vero e uno falso, dal momento che la coppa verrà consegnata direttamente sul campo, a fine partita. Si tratterà di capire dove avranno mandato quella falsa. E anche, quale avranno mandato a noi… E’ una cosa che mi ricorda tanto il mercante in fiera… O, che so, i “pacchi” televisivi».
Se dovessi scegliere, domenica andresti a Verona o a Siena? «A Siena. E non solo perché è più vicina. Ma perché ho un legame particolare con quella città. Ho tanti amici lì, l’anno scorso ci ho fatto un concerto in Piazza del Campo. E poi, Siena è una città legata a Roma. Nel senso che, come sai, nel proprio stemma c’ha la lupa capitolina(la leggenda vuole che sia stata fondata da Senio e Ascanio, figli di Remo, ndr). Insomma, una serie di “segni”, come lo stesso presidente del Siena, dal nome Mezzaroma…».
Ti sei già prefigurato le due partite di domenica? «Mi aspetto che la Roma vinca 2-0, o anche 3-1. E poi, una volta chiusa la partita – perché la nostra terminerà sicuramente prima – mi immagino di restare tutti lì, ad aspettare… Come successe in quel maggio del 2000 ad una squadra che non nomino. Perché Siena-Inter, come sempre quando ci sono di mezzo i potenti, sarà davvero l’ultima a finire, anche con tutti i cronometri che saranno stati predisposti».
Non temi, a quel punto, possibili “interventi” dall’alto?
«No. E semmai non arbitrali. Mi aspetto invece un intervento divino, che ristabilisca un po’ di giustizia. Mi immagino una giornata di vento e pioggia a Siena, e perché no, anche la nebbia; e uno splendido sole a Verona. Naturalmente, avverrà il contrario. Ma io lo sogno così. Con un gol come quello che segnò Calori. Magari proprio di quel giocatore al quale avevo pronosticato un futuro luminosissimo, dicendogli che puntavo su di lui perché, secondo me, sarebbe diventato un calciatore da venti milioni di euro. Ecco, proprio un gol di Aleandro Rosi. Da cui mi aspetto che voglia dimostrare davvero quanto vale. Glielo auguro di cuore. A lui, e al Siena. Come lo auguro a tutti noi. Credo a un Dio del calcio che ci premierà.E’ destino.Basterebbe che i toscani s’impegnassero come il Parma contro di noi.E poi Aleandro Rosi…»