Uno dei protagonisti annunciati di Roma-Cagliari è senz’altro lui: Daniele Conti. Figlio di papà Bruno e tifoso giallorosso fin da piccolo, il centrocampista ha acquisito dal genitore valori quali serietà e lealtà. Ed essere seri, a volte, significa anche adempiere a scomodi doveri. Come quello di fare gol alla Roma. Da Il Romanista:
E’ difficile raccontare le mille sfaccettature di Daniele: uomo, giocatore, tifoso, e a detta dei suoi parenti tenace, tignoso, grintoso. Da papà Bruno ha ereditato parte del talento e la voglia di non mollare mai: “E la determinazione — ammette suo zio Silvano, fratello di Bruno — e poi la passione per la Roma. Daniele ha sempre seguito accanto alla madre e a noi zii, tutte le gare della Roma. Era allo stadio sin da piccolino».
Daniele era allo stadio già in occasione di Roma-Liverpool: «Veniva sempre con noi – racconta lo zio Alberto, l’altro fratello di Bruno — da bambino era con noi in quel giorno assurdo della finale di Coppa Campioni, come in tantissime occasioni. Sin da bambino si capì subito che era attaccato al calcio in maniera molto seria. Col crescere non ha mai smesso di seguire e sognare quei colori e quella maglia».
E Daniele inizia la trafila delle giovanili per realizzare il sogno Roma: «Ricordo i tanti viaggi che mio padre Otello affrontava ogni giorno in macchina per portarli a Trigoria agli allenamenti — racconta Giancarlo Cancelli, fratello di Laura, la mamma di Daniele — come pure le tantissime partite passate allo stadio. Sempre attento e già da bambino interessato e capire ed imparare. Tante emozioni, gioie e qualche dispiacere. Ero lì con lui e la mamma Laura nel 1986 il giorno di Roma-Lecce. Ma anche il giorno dell’addio al calcio di Bruno con Andrea a Daniele in campo. E poi lo scudetto». «So bene quanti insegnamenti abbia dato mio fratello ai suoi due figli — dice Silvano Conti —, su tutti la serietà». Che per Daniele vuol dire anche segnare alla Roma. Ora c’è il Cagliari: «Penso che sia uno dei pochi del continente, come dicono in Sardegna, ad avere un Cagliari club a suo nome — chiude Silvano – a testimonianza di quanto sia tenace e leale, come uomo e come giocatore»