Da Il Romanista:
«Domani sposto lo spettacolo così che alle 18.30 mi posso piazzare davanta lla tv con tutta la compagnia».
L’anticipo dell’orario del derby ha stravolto i programmi domenicali di Lando Fiorini. La pomeridiana sarebbe andata a coincidere con la partita più attesa e quindi si cambia tutto. No problem, per la Roma questo e altro. E intanto la tensione sale.
«Il derby è teso per natura, stavolta anche di più. Anche se loro potrebbero pure stare calmi, perché in fin dei conti sono quasi salvi. Gli abbiamo dato una mano noi battendo l’Atalanta. Ma, chi capisce di pallone più di me, dice che il derby è una partita diversa dalle altre».
La Roma ha più da perdere.
«Sì, ma nell’aria c’è qualcosa di particolare, perché si sta materializzando qualcosa che nessuno si aspettava. Questa situazione ha un sapore speciale».
I tifosi in città sembrano vivere una silenziosa attesa.
«E’ normale, c’è un po’ di paura. E’ come quando corteggi una donna e c’hai paura a farti avanti perché è troppo bella. E poi magariallafinescoprichepureleinonvedel’orachetifaiavanti. Come dice Ranieri, il curvone è passato ma c’è ancora da affrontare il rettilineo finale e spesso si possono fare gli incidenti anche in rettilineo. Andiamo avanti cauti ma, se per loro è la partita della vita, lo è anche per noi. Quindi…».
Quindi niente paura della Lazio e neanche dell’Inter.
«Certo sarebbe bello dargli una bella lezione a quel Mourinho che è così antipatico».
Magari lo fa apposta a fare l’antipatico.
«Anche se fosse così, alla fine rompe lo stesso. Come dicevano nella famiglia mia: “S’imparasse a campa’ pure lui”. Batterli sarebbe una grande impresa. Loro sono una corazzata, noi abbiamo dovuto fare le nozze cosi fichi secchi. Come dice l’elettricista (ormai Totti lo chiamo così perché quando gioca s’accende la luce, ndr), uno scudetto qui vale come 10 fuori».
Il derby significa anche sfottò.
«Chiaro. Ma si dovrebbe tornare a quelli di una volta. Alle scommesse che si facevano tra tifosi rivali. Come quella che feci io con Enrico Montesano. Decidemmo che chi avesse perso il derby avrebbe dovuto girare nudo attorno alla statua di Garibaldi al Gianicolo».
E come andò?
«Andò male. Mi toccò fare lo striptease. Tra l’altro si era sparsa la voce di questa cosa e al Gianicolo c’erano tremila persone. Faceva un freddo… Montesano mi disse che se strillavo Forza Lazio potevo pure non spogliarmi. Non accettai e mi spogliai. Tutto questo per dire che bisogna tornare alla goliardia e lasciar perdere le cose di adesso che spesso sfociano nella violenza. Vorrei che la tifoseria romanista dimostrasse la maturità degli ultimi tempi».
E i derby di quando eri piccolo?
«Mah, lì mi imbucavo perché non c’avevo i soldi».
La Roma è una passione da sempre.
«Per me la Roma è madre, moglie, amante e figlia. E’ tutto. Nell’84 per quella maledetta finale mi sono pianto l’ira di Dio. Dolori ma anche tante gioie. Non potete immaginare quanta emozione ho provato alla festa degli 80 anni quando mi hanno chiamato a cantare sul prato dove gioca la mia Roma. E’ stato incredibile».
E il secondo scudetto con la tua canzone mandata allo stadio?
«Era carina… una marcetta che ci è venuta in mente al ritornodaunatrasferta, dopo la partita di coppa Uefa contro l’Ipswich. Stavamo in areo e ci siamo messi lì con la chiatarra…”Noi c’avemo er core grosso”. E’ carina, ma non è bella come la canzone di Antonello».
Domani,dunque, niente stadio. La partita la vedi in tv con la compagnia.
«Sì, non faccio in tempo ad arrivare all’Olimpico. Ma almeno me la vedo. Pensa che negli ultimi tempi abbiamo fatto cose da matti pur di seguire quello che succedeva nelle partite che si giocavano durante lo spettacolo».
Come facevate?
«Io stavo in scena con una radiolina praticamente nel… sedere ».
Con l’auricolare?
«No, tenevo il volume basso, ma ogni tanto per sentire i risultati il monologo ne risentiva. Ma ne valeva la pena».
Se va in in certo modo hai già fatto programmi?
«Non diciamo niente. C’ho Garibaldi che mi aspetta».