Da Il Corriere della Sera:
Il lavoro della squadra «vera» è sotto gli occhi di tutti: primo posto in classifica; 14 punti recuperati all’Inter da fine novembre a oggi; 23 risultati utili consecutivi in campionato; 15 giocatori diversi mandati in gol; divisione dei gol segnati – 31 dagli attaccanti, 18 dai centrocampisti e 10 dai difensori- che dimostra un gioco di squadra, corale, e non soltanto grande attenzione tattica e pallone in avanti per Totti, Toni e Vucinic. Dietro il primato della Roma, che non era in testa da sola nel girone di ritorno dal 10 febbraio 2002, c’è però anche il lavoro della squadra che non si vede, quella formata dallo staff tecnico e dai dirigenti. E alla presidentessa Rosella Sensi, piaccia o non piaccia, va almeno riconosciuto il merito di aver scelto bene le persone per costruire un modello di società che deve fare ameno di un elemento fondamentale: tanto cash da investire in giocatori. La decisione più importante è venuta con la scelta dell’allenatore per il dopo-Spalletti. E qui, per onestà di cronaca, va riconosciuto che le dimissioni dell’allenatore di Certaldo, che lasciò sul tavolo 4 milioni di euro netti per due anni di contratto, sono state fondamentali perché potesse arrivare Claudio Ranieri. E se Bruno Conti è stato e continua a essere la memoria storica, Gian Paolo Montali è stato la novità. Arrivato con la qualifica di coordinatore e ottimizzatore delle risorse umane dell’Area Sportiva – che può voler dire tutto o niente – ha portato con sé organizzazione e spirito di vittoria. Tanti piccoli dettagli, come ad esempio un muretto all’interno dello spogliatoio di Trigoria fatto buttare giù, hanno segnato la differenza. Ha ragione Ranieri quando dice che questa squadra non era stata costruita per vincere lo scudetto. Però la «chimica» ha funzionato e, a 5 giornate dalla fine, con un punto di vantaggio sull’Inter e 4 sul Milan, tutto è possibile. Anche ribaltare la logica.