Jeremy Menez e il suo primo fan su Facebook: una storia che si lascia raccontare

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 Facebook è la cornice del quadro. Jeremy Menez e Daniele Stefani, il fondatore del primo gruppo dedicato al francese, sono l’oggetto del dipinto. Alcune opere d’arte vanno contemplate e divulgate sfruttando le migliori tradizioni di sempre. L’oratoria, per esempio. Alcuni incontri si raccontano. Si lasciano bere come bevande dissetanti in giornate torride; come infusi bollenti quando si sta sottozero. Non hanno bisogno di condimenti nè di cianfrusaglie, non necessitano neppure di stile barocco e ricercato, talmente è bello sentirseli sussurrare. Di solito, tali prerogative sono tipiche di quegli istanti che, in una maniera o in un’altra, hanno intaccato e condizionato le vite degli stessi protagonisti. In questo caso, di almeno uno dei due. Perchè, in realtà, vi stiamo per raccontare il corso degli eventi di un incontro che, sebbene ci sia stato e si rinnovi quotidianamente sortendo gli effetti appena descritti, è come se fosse lì a venire. E’ come se non fosse mai (ancora) accaduto.
INTUIZIONI.Volli sempre volli fortissimamente volli“, dalla “Lettera responsiva a Ranieri de’ Calsabigi”. Vittorio Alfieri, 1783. Da lì, un modo di percepire la vita che è universale: a furia di volere, certe volte, succede che si vola per davvero. Verso un obiettivo, un’idea, un sogno. Quale è quello di poter incontrare, finalmente di persona, finalmente con la calma e tutto il tempo necessario, il proprio idolo. Perchè Jeremy Menez, per Daniele Stefani, un idolo lo è per davvero. Al punto che il fondatore del primo gruppo ufficiale di Facebook dedicato al campioncino transalpino, è stato proprio lui. In tempi non sospetti, mica dopo le prestazioni da 8 in pagella di Verona contro il Chievo (i primi di dicembre del 2008) e il capolavoro messo in scena da FenoMenez contro il Bordeaux (qualche giorno più tardi), mica dopo le geniali intuizioni della gara di due giorni fa contro l’Udinese.


BALDINI E ALTRI DUE. Altro che, Daniele Stefani, in Menez, ci ha creduto fin da subito: lo hanno preceduto, in ordine temporale, solo in due o tre. Che rispondono al nome di Arsene Wenger, Daniele Baldini, Luciano Spalletti: lo hanno osservato, Menez, mentre nelle fila del Monaco muoveva i primi passi verso quel tipo di calcio che può appartenere    solo ai fuoriclasse. Fatto di colpi che non impari in allenamento, per i quali non hai bisogno di ringraziare nessun allenatore, che ti fanno unico nel tuo genere. Wenger fallì dove riuscirono gli altri due. Menez sbarcò a Roma il 28 agosto 2008 tra l’indifferenza generale. Entrando nello specifico, invece, Daniele Stefani era lì, a Villa Stuart mentre veniva presentato il transalpino classe 1987, solo per stringergli la mano, fotografarlo con il cellulare e dirgli tre parole con cui riuscì a esprimere tutto “Forza Roma, Jeremy!“.
FACEBOOK. Il passaggio successivo, l’unico modo per poter esprimere a tutta Roma (a tutto il mondo) la passione verso Menez, lo detta il virtuale. Facebook. Eccolo, quasi in tempo reale, il primo gruppo apparso sul social network più famoso: semplice semplice. Jeremy Menez. Aggiornato con cadenza quotidiana, alimentato giorno dopo giorno come si lasciano nutrire certi amori. Di quelli che tu fai la parte di chi dà senza chiedere nulla in cambio. Di quelli esclusivi, irrinunciabili, intramontabili. Non importa se Menez faccia le bizze, se giochi in maniera irritante, se anzichè passarla a Vucinic libero davanti al portiere s’avventura in un dribbling eterno che fa sfumare l’azione. Non importa se la dirigenza sia pronta a metterlo in discussione, se la piazza ne chiede gli scarpini, se a volte l’ombra di Menez pare più concentrata di Menez stesso. Daniele Stefani ignora dettagli superflui perchè sa bene quel che altri troppo spesso dimenticano: Jeremy non si discute. Lui, Daniele, procede spedito verso l’unico percorso legittimo: sostenere Menez, farlo diventare FenoMenez, gioire e soffrire delle prestazioni del francese. Mai metterlo in discussione. Un giorno dopo l’altro. Dopo l’altro. Fino ad annoverare, nel suo gruppo, la bellezza di 1.348 persone che cominciano a pensarla come lui.
MENEZ IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO. Che iniziano a supportare Menez a prescindere, che gli perdonano la giornata storta, che ne esaltano quella positiva. Poi gioca come contro l’Udinese, e su Facebook al gruppo Jeremy Menez amministrato da Daniele Stefani, è apoteosi. Ma non perchè in quel caso Jeremy lo si ami di più. No. E’ solo che così se ne accorgono tutti. Di quanto sia forte il francese. A spulciarli, i membri iscritti, ne trovi un sacco, di connazionali di Jeremy: c’è quello che lo rimpiange, quello che è convinto di un ritorno in patria, quello che si fa vivo a ogni sessione di mercato perchè è convinto che possa essere l’occasione buona per rivederelo calcare l’erba d’Oltralpe. Poi, di contro, in uno degli scambi culturali di cui la rete è maestra, ti leggi un romano e un francese che parlano tra loro (nelle rispettive lingue o in un miscuglio di parole con cui provare a unificare le differenze linguistiche) proprio di Menez. Come in occasione dell’ultima sessione di mercato invernale. “Bientot a Paris du moin peut etre et je lesper“, scrive Mickael sperando che Menez si accasi al Paris Saint Germain. La replica di Luigi è schietta, sincera, piena di impegno: “Bon, Jeremy est à rome et lui restera ici“. Con la certezza che, in qualche modo, si son capiti eccome. Perhè il linguaggio universale delle passioni azzera ogni tipo di differenza, avvicina le diversità proprio come ha fatto Jeremy Menez, che a Roma ha reso speciale quel numero, il 94, che tanto gli ricorda l’infanzia trascorsa nella banlieue. Del resto, a Daniele Stefani è bastato un attimo per capire Jeremy Menez e renderne omaggio giorno dopo giorno, anche quando il francesino sembrava incapace di raccontarsi da sè. Con quei colpi di genio da standing ovation che ti fanno spellare le mani ma sei contento così e non vorresti essere altrove se non allo stadio Olimpico di Roma, in un fresco sabato sera a cavallo tra inverno e primavera a vederti Roma-Udinese e comunicare a Menez quanto Roma lo apprezzi. Che, tanto, il battimani è uguale per tutti. Romani e francesi.


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