A riferire di un possibile “caso” rispondente al nome di Alexander Doni è il Romanista che, nelle pagine in edicola oggi, ricostruisce i momenti che hanno preceduto la gara tra Inter e Roma, illustrando i reali motivi dell mancata partecipazione dell’estremo difensore alla partita di San Siro. Precauzione, certo, ma anche parecchio altro di più. Leggete qua:
La scusa è stata un esercizio sui rinvii dal fondo che non trovava d’accordo il portiere, ma se poi Donieber Marangon Alexander se ne è andato dal campo, lasciando l’allenamento ai suoi compagni, togliendosi e gettando all’erba la pettorina non può essere solo per questo. E’ successo sabato mattina. Di certo Claudio Ranieri non ha gradito il comportamento del portiere che ha sempre ritenuto titolare, e nemmeno qualcuno dei suoi compagni è rimasto contento dell’atteggiamento del brasiliano. C’è questo dietro la non convocazione di Doni a Milano contro l’Inter oltre alla considerazione dell’allenatore di non voler rischiare del tutto un atleta che soltanto giovedì, in Europa League col Fulham, garantiva un tempo di partita.
Le parole di Colucci, il procuratore di Doni, pronunciate sabato stesso hanno un’eco diversa a questo punto: “Poteva giocare a San Siro”. Segnale in chiaro di una situazione diventata difficile e che si fatica a contenere. Doni è l’ennesimo caso nel mondo Roma. A stressarlo, nel contingente, c’è pure la questione della convocazione nella nazionale brasiliana: non ha gradito per niente l’iniziativa della società di bloccare le partenze per il Qatar. Doni alla Seleçao, come d’altronde tutti i brasiliani, ci tiene parecchio, sa che rischia di non andare in Sudafrica se continua questa situazione. Il portiere è risentito visto che sa di aver giocato quasi tutta la scorsa stagione con un problema fisico, senza lamentarsi, prendendosi anche critiche pesanti. Dopo il derby perso dell’11 aprile ha deciso di fermarsi, curarsi e operarsi, oggi si ritrova ancora ai margini. Nel frattempo è cambiato l’allenatore e per lui è cambiata qualcosina in peggio. Fu Luciano Spalletti a credere fortemente in lui e lui non se l’è mai scordato: adesso non sente la stessa fiducia. Spalletti decise di lanciarlo in serie A un 23 ottobre 2005, il giorno dopo il suo primo compleanno romano, in un derby, dopo una serie di sconfitte preoccupanti. Il tecnico s’era convinto delle sue qualità poco dopo l’arrivo a Trigoria (fu preso in videocassetta, tra un’offerta di AC Zago e un’intuizione di Conti). A fine settembre del 2005 confidò in aeroporto prima di volare per Salonicco (Coppa Uefa contro l’Aris) che “Doni è portiere vero”. Quella sera esordì. Poi – dopo non troppo – il derby e poi la prima vittoria: a Milano contro l’Inter. Per la partita dell’altra sera a Milano contro l’Inter non è stato nemmeno convocato. Una storia simile a quella adesso la può raccontare proprio Julio Sergio, che per Spalletti era il “terzo miglior portiere d’Italia”, per Ranieri una reale alternativa a Doni. Lo ha già dimostrato. Bertagnoli è ben voluto negli ambienti di Trigoria, al Meazza ha fatto una paratona su Milito e, in definitiva, quando è stato mandato in campo non ha mai fatto erroracci. E’ sempre stato al suo posto: è per questo che può prendere quello di Doni.